Dichiarare il falso: cosa si rischia? Vediamo le pene previste per coloro che mentono consapevolmente e per chi, invece, lo fa in buona fede.
Mentire sapendo di farlo e dire una bugia in buona fede non è la stessa cosa, anche da un punto di vista legale. Vediamo, quindi, cosa si rischia a dichiarare il falso in entrambi i casi e quali sono le sanzioni previste per i cittadini italiani e non che risiedono nel bel Paese.
Dichiarare il falso: cosa si rischia?
Una dichiarazione non veritiera non andrebbe mai fornita, anche quando non sono previste pene. Eppure, vista la rilevanza penale, è bene conoscere le sanzioni previste per coloro che incappano in questo errore. Ovviamente stiamo parlando delle bugie che vengono dette ad un pubblico ufficiale e non ad amici e conoscenti. In questo ultimo caso dovete fare i conti ‘solo’ con la coscienza, mentre nell’altro con la legge.
Dichiarare il falso ad un pubblico ufficiale, compresi i controllori di treno e autobus e gli insegnanti, è un comportamento che l’articolo 495 del Codice Penale punisce pesantemente, con la reclusione in carcere da uno a sei anni. Le bugie punite sono quelle inerenti la propria identità , lo stato (cittadinanza e stato coniugale) o le qualità (come professione e residenza) della propria persona oppure di un soggetto terzo.
Pertanto, è bene fare attenzione anche alle false dichiarazioni in autocertificazioni. Quando, ad esempio, si compilano domande per concorsi pubblici o si testimonia in un processo bisogna sempre essere sinceri. Le bugie punibili, infatti, sono sia quelle dette personalmente a voce che quelle messe per iscritto.
Dichiarazioni mendaci tra privati e non: pene
Le false dichiarazioni in atti giudiziari, così come quelle fornite a qualsiasi altro pubblico ufficiale, prevedono sanzioni e pene. Il reato di falsa attestazione, come già sottolineato, è punibile con la reclusione da uno a sei anni. Nel momento in cui le bugie sono inerenti gli atti dello Stato Civile, il carcere non può essere inferiore a due anni. Stessa pena per coloro che mentono sulla propria identità , stato o qualità personali, anche quando le stesse sono sottoposte ad indagini investigative.
La situazione cambia quando si tratta di dichiarazione mendace in buona fede. Nel caso in cui non ci siano prove sufficienti per attestare che il dichiarante abbia commesso l’illecito in maniera consapevole, il reato di falso non sarà riconosciuto.